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DOVE andare COSA visitare
I Colli orientali del Friuli, del Collio e del colle sloveno Brda sono una terra ricca di storia, cultura e natura. Le nostre guide vi condurranno alla scoperta di luoghi inaspettati, su strade sicure e tranquille. Vi racconteranno la storia e le bellezze di città, castelli e fortezze, e vi accompagneranno alla visita di cantine prestigiose e alla degustazione di vini eccellenti in raffinati ristoranti. Scoprirete la magia e la bellezza che qui è nascosta. Prenotate subito la vostra gita e scoprite la magia e la bellezza di questi luoghi!
Nel 1734, il dotato artigiano e musicista stava lavorando al restauro dell’organo del duomo di Cividale del Friuli, attività complessa e delicata, che richiedeva conoscenze di meccanica e di ebanisteria. Secondo alcune fonti fu il curioso sacrestano del Duomo, «dedito al vino più di quanto ne conviene», che rovesciò inavvertitamente un vaso di colla sull’organo in restauro. La colla, penetrata tra i meccanismi dello strumento, costrinse Pietro Nachini a rifare parte del lavoro già realizzato e ciò comportò un notevole aumento dei costi per il restauro. Poiché il Capitolo di Cividale non disponeva di molte sostanze, nel 1737 decise di onorare il debito con l’organista croato cedendogli alcune proprietà ricevute da un recente lascito del Cividalese Giorgio Antonio Pozzi. Tra queste proprietà, c’era anche quella che diventerà Villa Nachini.
Le origini del Santuario
Una piccola chiesa venne edificata nella località prima dell’erezione del ponte, quando l’attraversamento del torrente veniva fatto in corrispondenza di un guado e risultava pericoloso per i pellegrini, per gli agguati dei malintenzionati che vi si nascondevano.
Sulla riva sinistra del torrente sarebbe stata trasportata dalla corrente una piccola statua raffigurante la Madonna e per preservarla i fedeli vi eressero nel 1655 una chiesa dedicata alla Santissima Vergine, venerata con l’attributo di auxilium christianorum (“aiuto dei cristiani”).
L’altare marmoreo, eretto nel 1760 è sormontato da una nicchia che ospita la statua della Beata Vergine Maria con Bambino seduta in trono. Il basamento della croce posta sul tetto della chiesa reca la scritta EX VOTO COMUNI CORNU, GRAMOLJANI, NOAX ET ROSACIS.
Alla Madonna d’Aiuto venne attribuita nel 1836 e nel 1916 la preservazione del paese dal colera. In seguito al voto fatto dai cittadini di Corno si celebra ogni anno una festa religiosa per il “voto del perdono della Madonna d’Aiuto”, che dura dal 15 agosto all’8 settembre. Il voto è inoltre ricordato sopra il portale centrale: DEIPARAE AUXILIO TUTI A VASTARE IRA 1836.
La millenaria Abbazia, le cui origini non sono ancora del tutto chiare, ha rappresentato in passato e rappresenta ancora oggi, soprattutto grazie alla sua posizione geografica, il punto di connessione fra occidente e oriente, ove culture diverse possono incontrarsi e dialogare.
Edificata intorno all'anno Mille, la chiesa abbaziale è in stile romanico ed è dedicata a San Pietro Apostolo; essa porta i segni delle ristrutturazioni avvenute nel tempo e si possono trovare elementi architettonici risalenti a epoche diverse (di tipo altomedievali, cinquecenteschi e ottocenteschi).
Semplice nella struttura (pianta regolare a tre navate), la facciata presenta una bifora di probabile origine benedettina, come le altre due bifore visibili dal chiostro. All'interno, recentemente restaurati, gli affreschi di Francesco India, detto il "Moro" o anche "Torbido", risalenti tutti al 1535. Di fattura più recente sono invece gli altari, seconda metà del Settecento, (opere degli scultori udinesi Giovanni e Giuseppe Mattiussi) e le statue che adornano la chiesa.
Oggi in Abbazia trovano luogo manifestazioni ed eventi culturali organizzati dalla Fondazione Abbazia di Rosazzo, come i concerti di Pasqua e Natale, Rosazzo da Rosa, mostre d'arte e incontri denominati I Colloqui dell'Abbazia.
Sono a disposizione di terzi sale per convegni e riunioni, con possibilità di pernottamento.
Con Ippolito Valvason, al quale il complesso era giunto in eredità, e con il figlio Bernardo venne realizzata la residenza fortificata, dedicata a quest'ultimo ed ultimata nel 1567. In seguito, dopo vari trasferimenti proprietari, la Rocca passò ai Perusini.
Il complesso, con la sua bellezza cinquecentesca, è situato nel mezzo di un vasto parco degradante sul colle che si sviluppa attorno a rigogliosi vigneti.
Grazie alla dedizione e competenza di Gaetano Perusini venne sviluppata su queste colline la coltivazione dell'uva da vino Picolit che nel corso degli anni acquistò fama in tutto il mondo. È oggi sede di una casa vinicola appartenente, come tutto il complesso, al Sovrano Militare Ordine di Malta.
La posizione di Cormòns è privilegiata: a breve distanza dai monti e dal mare. Il microclima, unico per la sua ventilazione e l’ampia escursione termica, si sposa perfettamente con la “ponka”, il caratteristico terreno del Collio, ideale per la coltivazione della vite.
Le influenze mitteleuropee si riflettono anche nella gastronomia locale. Tra le specialità dolciarie, spiccano:
Favette: Deliziosi dolcetti tradizionali.
Presnitz: Un rotolo di pasta sfoglia ripieno di frutta secca e spezie.
Putizza: Un dolce a strati con noci, uvetta e cannella.
Ma non finisce qui! Il palato viene deliziato da altre squisitezze:
Gnocchi di susine: Un piatto tradizionale a base di gnocchi ripieni di prugne.
Prosciutto dolce di Cormòns: Affumicato al fuoco di legno di ciliegio e alloro.
Radicchio rosso “Rosa di Gorizia”: Una prelibatezza per i buongustai.
In questa regione, la cultura culinaria si fonde con la bellezza naturale, creando un’esperienza indimenticabile per i sensi. 🍷🍽️
Atmosfere longobarde
La città conserva significative testimonianze longobarde, prima fra tutte il Tempietto, una delle più straordinarie e misteriose architetture alto-medievali occidentali. Altri tesori sono custoditi nei due musei cittadini: l'altare fatto costruire dal duca Ratchis e il battistero del patriarca Callisto sono visibili nel prezioso Museo Cristiano del Duomo, mentre il Museo Archeologico Nazionale espone i corredi delle necropoli longobarde cividalesi. Questo patrimonio storico e artistico è stato riconosciuto dall'UNESCO, che ha posto Cividale all'inizio del percorso longobardo in Italia in un itinerario che consente di scoprire tesori stupendi, anche se poco noti, a cominciare proprio dal Friuli Venezia Giulia.
Castelmonte sorge a 618 metri sul livello del mare, nella catena delle Prealpi Giulie, e dista 9 chilometri da Cividale del Friuli. Furono proprio i longobardi insediati a Cividale a scegliere Castelmonte per costruire una chiesa, inizialmente dedicata a San Michele e più tardi a Maria, che fu subito meta di molti pellegrinaggi. Nei secoli il sito fu fortificato e ingrandito, fino a diventare un borgo, con un'unica porta che veniva chiusa la sera per proteggere i pellegrini che qui trovavano sempre ricovero.
L'interno del piccolo borgo conserva ancora un fascino medievale, nonostante i tanti rifacimenti che esso ha subito nei secoli.
Il santuario
Ancora oggi, molti raggiungono il santuario a piedi lungo una strada costellata dalle quindici edicole che rappresentano i misteri del rosario. La strada è naturalmente percorribile anche in auto.
Il cuore del santuario è la statua della Madonna col Bambino è. Per il suo volto giovanile e piacente, veniva chiamata "Madonna bella" e per l'atteggiamento vivace e materno, ancor oggi, la si chiama "Madonna viva". Non ci sono risposte precise sul motivo del suo incarnato scuro. Di certo essa si inserisce nella tradizione delle madonne nere già presenti in vari santuari europei.
Gli Spilimbergo risultano signori di Trussio fino al 1869. Della parte antica restano le due torri poste ad ovest e lo spesso muraglione; le altre costruzioni sono più recenti.
Dopo anni di abbandono è stato infine ristrutturato utilizzandolo come locale pubblico.
Patrimonio UNESCO
Monumento nazionale dal 1960, nel 2017 è entrata a far parte del Patrimonio Unesco nel sito transnazionale Opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar occidentale. Con la sua pianta a forma di perfetta stella a nove punte, le porte monumentali di ingresso e le tre cerchie di fortificazioni del XVI, XVII e XIX secolo, Palmanova è al tempo stesso un modello di città ideale rinascimentale e un esempio di architettura militare in grado di mostrare concretamente al visitatore le evoluzioni tecniche della scienza delle fortificazioni in tutta l’età moderna. La Piazza Grande, una vasta piazza d’armi collocata esattamente al centro della fortezza, ospita l’esposizione permanente Strumenti e macchine artificiose per costruire la fortezza di Palma che riproduce a grandezza naturale alcune delle macchine utilizzate per la costruzione di Palmanova.
Nel Medioevo una fortezza militare sul confine, al giorno d’oggi un villaggio evidentemente ricostruito, è uno dei monumenti culturali più belli in Slovenia.
Dal villaggio pittoresco di Šmartno, circondato dalle mura di cinta con cinque torrioni conservati, si vede tutta la regione di Brda. Il poeta Alojz Gradnik paragona il borgo ad un nido d’aquila siccome si trova sull’altura da dove lo sguardo può abbracciare tutta la zona circostante. L’insediamento che presumibilmente si sviluppò sulle fondamenta romane, rappresentò una fortezza sul confine strategico veneziano-austriaco. Oggi è una perla architettonica, un monumento culturale eccezionale sia nel suo aspetto complesso sia nei dettagli particolari.
Dal XVI secolo fino alla seconda metà del XVIII secolo il borgo fu un importantissimo punto strategico di difesa, facendo parte della catena delle fortificazioni che i Veneziani non conquistarono mai. Il confine fu protetto dai soldati mercenari che venivano da lontano; molti furono d’origine uscocca. Le mura di cinta tra le sette torri d’allora furono costruite così che gli spazi fossero passabili e i soldati potessero muoversi in direzioni diverse. Sembra che di fronte alla porta principale del borgo ci sia stato un ponte levatoio e che il borgo fortificato sia stato circondato dal profondo fossato. I merli sul campanile della chiesa e sulle due piazze mostrano il carattere militare del paese – quella di sopra e quella di sotto nella quale radunavano i soldati in caso di un attacco del nemico attraverso la porta principale.
Il santo della chiesa parrocchiale più grande di Brda ha anche dato il nome al paese – San Martino. Un torrione di difesa della fortezza oggi funge da campanile dal 1857, con il motivo dei tre santi re dell’imponente chiesa barocca, che si pregia di tre meravigliosi altari di marmo, e specialmente ricco altare principale. Il presbiterio e la Via Crucis sono opera del pittore Tone Kralj, con un imponente pulpito in marmo bianco a destra della navata della chiesa.
Gli abitanti incominciano a cambiare il carattere militare dell’insediamento nel XIX secolo, mentre i lavori di ristrutturazione sono iniziati alla fine degli anni settanta del secolo scorso su iniziativa di Emil Smole. Oggigiorno nel villaggio potete visitare le mostre nella Casa della cultura o entrare nella Casa gotica, una tipica casa di Brda con il focolare. L’atmosfera nel villaggio diventa ancora più vivace durante le manifestazioni Brda e il vino, e la Festa di San Martino.
La comunità locale è collocata sulla parte ovest del Kanalski Kolovrat. Nella valle del fiume Iudrio confina con l'Italia. Dall'altra parte del confine si inalza la Slavia Friulana che si distende a sud verso il Friuli. Il vallico di Britof (Molino Vecchio) rappresenta il collegamento con la Repubblica Italiana.
Su una collina di 676 metri vicino al paese si trova il santuario – meta di pellegrinaggio – Marijino Celje. Da qua si possono ammirare le Alpi Giulie con il monte Krn, mentre nei periodi di bel tempo si può adirittura intravedere il monte Triglav. Per non parlare del monte Matajur, simbolo della Slavia Friulana, del Collio con il monte Korada e il mare Adriatico in lontananza.
Lig in Marijino Celje (1 of 11) Lig in Marijino Celje (11 of 11) Marijino Celje, Lig
Il santuario di Marijino Celje (Maria Zell) è collegato con altri due santuari che insieme formano la via dei monti sacri: il santuario di Castelmonte nella valle del fiume Iudrio dalla parte Italiana e il santuario del Monte Santo nella valle dell'Isonzo in Slovenia. Queste mete possono essere raggiunte sia in macchina che in bicicletta oppure a piedi. Lungo la via dei monti sacri si trovano diverse chiesette degne di essere visitate. Oltre Maria Zell a Lig è molto nota anche la chiesetta di San Canziano a Britof con un'antico altare dorato in stile barocco e degli affreschi del XVI. secolo. La chiesetta si trova su una collina nelle prossimità del fiume Iudrio, fiume che d'estate offre la possibilità di fare il bagno nelle sue acque purissime in mezzo alla natura incontaminata.
Sul Korada portano parecchi sentieri: dal centro del Collio, dalla valle d'Isonzo e dal monte Sabotino. Durante il tragitto si possono pure osservare le tracce della Prima guerra mondiale. La flora qui però non è cosi svariata come sul monte Sabotino. Il monte e metà frequente di varie escursioni, sia di alpinisti che amanti della montagna che dalla vetta offre un magnifico panorama, che spazia dai monti fino al mare.
Si colloca nelle Prealpi Giulie, nella parte orientale del Friuli, dominando la città di Cividale del Friuli.
Dalla cima del Matajur si può godere di una vista spettacolare a 360 gradi.
La vista spazia dal Carso e dalla Laguna di Grado alle Cime del Canin, al Mangart, al Tricorno e alle Dolomiti.
Il Matajur è una montagna molto apprezzata dagli escursionisti per la sua facile accessibilità e per i panorami mozzafiato.
La vetta può essere raggiunta da diversi sentieri, di varia difficoltà, che partono da Cividale del Friuli, Savogna e Montemaggiore.
Un sentiero popolare conduce al Rifugio Pelizzo (1325 m) da cui si prosegue facilmente verso la cima.
Storia:
Durante la prima guerra mondiale, il Matajur ha avuto un ruolo importante come ultima linea di difesa italiana contro le truppe austro-ungariche.
Ancora oggi sono visibili alcune trincee e fortificazioni risalenti a quel periodo.
Sul Monte Matajur si trova un rifugio, il Rifugio Monte Pelizzo, che offre ristoro e pernottamento.
La zona è ricca di flora e fauna selvatica, tra cui diverse specie di uccelli e mammiferi.
Il Matajur è un luogo ideale per gli amanti della natura, dell'escursionismo e della fotografia.